domenica 9 maggio 2010

La città a ostacoli in sedia a rotelle

La città a ostacoli in sedia a rotelle


Laura Lorenzini
ROVERETO. Com’è il mondo visto da trenta centimetri da terra? Come ci si muove ingabbiati su una sedia su ruote? Risposta semplice: è come fare la Camel Trophy. Una gimkana tra sanpietrini, buche, salite, marciapiedi scoscesi, attraversamenti disastrati. Con la paura di inciampare, ribaltarsi o essere travolti. E le braccia che fanno male, a furia di spingere. Provare per credere cosa vuole dire muoversi in città in carrozzina. Noi l’abbiamo fatto. Insieme a un folto plotoncino di volontari, abbiamo preso parte alla passeggiata promossa ieri da alcuni disabili della lista Rovereto Merita che sostiene Barbara Lorenzi. Obiettivo: sensibilizzare sulle difficoltà del muoversi su ruote. In testa Giliola Manica e Luciano Lucchetti. Dietro un plotoncino di volontari, dall’ex consigliere comunale Ciro D’Antuono, ai candidati Alberto Burattoni e Luciano Pezzato. A Ornella Guerra, che non è in lista ma ha la mamma disabile: «Rovereto è meglio di altre città, ma ci vuole più rispetto per chi non può muoversi». Partenza da via Stoppani. Subito passaggio in via Mazzini, dove ci muoviamo nella ressa del sabato ricavandoci il varco per passare. Prima difficoltà in via Roma: mancano parecchi sanpietrini e bisogna fare lo slalom per non incagliarsi con le ruote e capottarsi. In via Carducci l’incubo è il marciapiede: stretto e inclinato. Sembra altissimo e a un certo punto D’Antuono perde l’equilibrio e quasi si rovescia. In piazza Nazario Sauro le rampe di salita sono irte e proibitive, in via Dante l’attraversamento è stretto e i sanpietrini creano turbolenze e oscillazioni. «Occhio, che il marciapiedi pende - avverte Luciano Lucchetta, che ha 53 anni ed è in carrozzina da sempre. Negli ultimi trent’anni, dice, a Rovereto è cambiato poco e lo dimostra via Fontana, sotto i portici: per i lavori in corso è stata tolta la rampa. Un baratro: «Ecco cosa intendiamo quando parliamo di mancanza di sensibilità». È finita? No, perché c’è il passaggio pedonale su corso Rosmini: strisce con dossi, buche e avvallamenti. Tra i volontari qualcuno quasi si diverte. Ma la Manica riporta alla realtà: «Pensate che per noi è tutti i giorni così». La fermata del bus sul corso fa riaffiorare l’ultima nota dolente, l’insufficienza di pedane automatiche: «Quelle manuali non sempre gli autisti vogliono azionarle».

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