martedì 1 giugno 2010

In consiglio un «monocolore» Pd

In consiglio un «monocolore» Pd


Luca Marsilli
ROVERETO. Rispetto alle attese di tutti, la «sorpresa» dalla comunicazione ufficiale della Regione è il seggio in più al Pd (16) e quello in meno ad Area di Centro - Miorandi: solo 1. Per qualche voto il seggio del sindaco deve essere finito sulla «sua» Civica. Anche la fortuna a volte vede lungo. Quindi 16 consiglieri Pd, 3 Patt, 1 Adc e 4 Unione per Rovereto: sono la nuova maggioranza. Sono 24 consiglieri, che diventano 25 aggiungendo il sindaco (che a differenza degli assessori, è anche consigliere ed ha diritto di voto) e relegano a 15 soli consiglieri il compito di rappresentare i 3 diversi schieramenti politici sconfitti, adossandosi il compito istituzionale di fare opposizione. E’ l’assurdità di una legge elettorale che garantirà anche la governabilità, ma al prezzo di fare strame di qualsiasi equilibrio e rispetto della rappresentanza del consenso popolare. Andrea Miorandi è diventato sindaco per 267 voti di margine su Valduga. Quei 267 voti, attribuendo il premio di maggioranza, hanno spostato 17 scranni da consigliere. Per avere chiaro cosa significa, il Pd è balzato da 5 a 16 consiglieri. E Valduga per Rovereto si è fermata a 5: sarebbero diventati 15 in caso di vittoria. Chi vince prende tutto, e vale per chiunque. Ma in queste condizioni pensare a un consiglio comunale effettivamente rappresentativo della comunità, e non semplice serbatoio di consenso numerico del sindaco, diventa difficile. Comunque, difficile è anche immaginare una condizione più favorevole per il nuovo governo della città. Perchè all’ipotetica opposizione, si trovano forze che poco o nulla hanno da spartire tra loro. E il grosso è anzi costituito dal nucleo dei «civici» valdughiani: una formazione nata per amministrare la città e per la quale è molto difficile immaginare ora un ruolo politico di opposizione. Dall’area valdughiana sono 8 dei 15 consiglieri «non di maggioranza»: il primo interrogativo è vedere quanti resteranno lì. Valduga, Stiz, Spagnolli, Tomazzoni, Farinati. Sindaco e assessori uscenti. Immaginare una raffica di dimissioni non è fantapolitica. Soprattutto se quello delle civiche era, come in città pensano in molti, solo un progetto amministrativo. Se ha invece la dignità politica e di prospettiva che Valduga e i suoi hanno rivendicato indignati fino ad oggi, resteranno tutti al proprio posto. Mauro Previdi entra come candidato sindaco per i Verdi, e nessuna questione. Barbara Lorenzi è in quota Pdl, e già qui la matassa è tutta da dipanare. Di tre consiglieri Pdl, uno è lo «scomunicato» Ciro D’Antuono; uno Barbara Lorenzi, arrivata alla politica con una propria civica e tutt’altro che ortodossa rispetto alle linee dei berluschini locali in fase di ballottaggio. Il terzo è Pier Giorgio Plotegher. Che potrebbe trovarsi in minoranza nel suo stesso gruppo consiliare di minoranza. Completano il quadro i due consigliri della Lega Nord. Viliam Angeli e Mara Dalzocchio costituiscono un gruppo solido e monolitico. Alla fine, il nucleo più forte dell’opposizione sulla carta sono proprio loro due. A meno che non optino per un meno vistoso ma più appagante incarico in circoscrizione: ci sono una mezza dozzina di presidenze conquistabili con un accordo tra centrodestra e valdughiani. E l’alternativa (convergenze di qualcuno di centrodestra o liste di Valduga sul centrosinistra) appare molto meno proponibile. Dipenderà da come i diversi schieramenti sceglieranno di tentare di ripartire dalla sconfitta, cocente, appena patita.

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